Ecco una breve panoramica sulle novità introdotte in materia di accertamenti alla luce della revisione dello Statuto dei diritti del contribuente.
Queste riforme pongono l’accento sulla trasparenza, il contraddittorio e la motivazione negli atti di accertamento, con l’obiettivo di garantire una maggiore tutela dei diritti del contribuente. È cruciale per tutti i contribuenti e gli enti locali adattarsi prontamente a queste nuove disposizioni per evitare complicazioni future.
Scopriamo dunque quali saranno tutte le novità in materia.
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Le modifiche allo statuto fanno parte della riforma fiscale 2024 e sono state introdotte da uno dei quattro decreti legislativi di attuazione della delega al Governo.
Si tratta di un testo che interviene in diversi ambiti:
Scopriamo però più nello specifico quali saranno tutte le novità in materia di accertamenti IMU, TARI e IDS.
La riforma degli accertamenti fiscali, in particolare rappresenta un profondo cambiamento nel modo in cui vengono condotte le attività di verifica e notifica. L’accento sulla trasparenza, sul coinvolgimento del contribuente e sulla chiarezza delle motivazioni rende il nuovo sistema più aderente ai principi di giustizia e equità.
Questi cambiamenti influiscono direttamente sull’emissione e sulla notifica degli atti di accertamento relativi a IMU, TARI e IDS.
Il punto di partenza cruciale è rappresentato dal comma 1 dell’articolo 1, il quale stabilisce che le nuove disposizioni costituiscono principi generali dell’ordinamento tributario. Questi principi sono fondamentali per l’attività di accertamento e si applicano a tutti i soggetti coinvolti nel rapporto tributario. Ciò significa che le modifiche apportate riguardano sia l’azione del fisco che la risposta del contribuente.
La vera innovazione è il generalizzato contraddittorio preventivo, introdotto dall’articolo 6 bis della legge 212/2000. Questa nuova procedura richiede che tutti gli atti autonomamente impugnabili siano preceduti, a pena di annullabilità, da un contraddittorio informato ed effettivo. In altre parole, prima di emettere un atto di accertamento, l’Agenzia delle Entrate deve coinvolgere il contribuente, consentendogli di esprimere le proprie ragioni e fornire eventuali chiarimenti.
Questa evoluzione rappresenta una svolta epocale rispetto al passato, superando le limitazioni precedenti che confinavano il contraddittorio solo a specifiche e ben tipizzate fattispecie. La Corte costituzionale, nella sentenza 47/2023, ha evidenziato l’inadeguatezza di tale limitazione rispetto all’evoluzione del sistema tributario.
Tuttavia, va notato che il comma 2 del medesimo articolo elenca alcune eccezioni, come gli atti automatizzati e di pronta liquidazione, oltre a situazioni di fondato pericolo per la riscossione. Queste eccezioni sono fondamentali per garantire la praticità e l’efficienza del processo, evitando di compromettere l’attività dell’Agenzia delle Entrate in determinate circostanze.
L’articolo 7 è stato riformato per rafforzare la motivazione degli atti autonomamente impugnabili. Ogni atto deve ora indicare specificamente i presupposti, i mezzi di prova e le ragioni giuridiche su cui si basa la decisione. Questa misura mira a garantire una maggiore trasparenza e chiarezza, permettendo al contribuente di comprendere appieno le ragioni alla base dell’accertamento.
L’introduzione del comma 1 bis, che impedisce la modifica successiva dei fatti e dei mezzi di prova, contribuisce a consolidare ulteriormente la stabilità degli atti di accertamento. Questo impedisce alterazioni arbitrare dei dati di fatto e dei mezzi di prova, a meno che non intervenga un nuovo atto con presupposti validi.
Il decreto legislativo 220/2023 ha posto fine all’istituto del reclamo e mediazione, abrogando il comma 2-septies dell’articolo 15 e l’articolo 17-bis del decreto legislativo 31 dicembre 1992, n. 546. Questo significa che i ricorsi emessi dal 4 gennaio 2024 non saranno più soggetti a tale istituto.
L’abolizione del reclamo/mediazione è correlata all’obbligatorietà del contraddittorio preventivo e al rafforzamento dell’obbligo di motivazione. Questa scelta normativa semplifica il processo di ricorso, eliminando un passaggio intermedio e consolidando ulteriormente il ruolo del contribuente nel contesto dell’accertamento fiscale.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it